Le smanie per la
villeggiatura
(Torre orientale della Rocca prospiciente il
“zardinum”,
ove era collocata l’antica “Sala del Belvedere”.)
Bauli
fatti e disfatti, servi indaffarati, nervosismi sbuffanti, carri stipati di mobilie,
sicuramente una spazzola, un corsetto, un gioiello dimenticati, rumore di
carrozze e finalmente l’arrivo in Rocca.
L’antico
“vago” Palazzo, tornato ai Rangoni nel 1812, conservava ancora, passata
l’ondata napoleonica, l’eco delle settecentesche e goldoniane “smanie per la
villeggiatura”.
Spilamberto,
ricca della nota “aria salubre” e della distinta accoglienza dei suoi
“Signori”, anche se in tono minore continuava ad accogliere ospiti.
Come
in altre regioni, i nobili avevano da tempo rivalutato l’ambiente agricolo per
i possibili agi che offrivano le “Ville”, arricchite e ristrutturate. E la
Rocca, che non era più la costante residenza dei nobili proprietari, tuttavia
continuava ad offrire possibilità di piacevoli e rigeneranti soggiorni.
Tempi
prolungati per gli ospiti, accolti negli svaghi; l’antica “Sala del belvedere”,
nell’orientale Torre centrale, arredata con numerosi tavoli da gioco, ormai
fulcro della “Villeggiatura”; una campanella all’esterno per chiamare ai pranzi
ed alle cene dopo passeggiate ed approcci chiacchieraticci nel “zardinum”, nel
parco alberato, ricco di piante da frutto, di prati, di fiori, raccolti da
geometriche siepi; salici, pioppi. Ma qualcuno si tratteneva ancora nel
camminamento esterno di quella “Sala” così frequentata: le acque del Panaro,
pur se lontane, cullavano approcci amorosi che non si volevano interrompere.
Le
linee architettoniche e l’infilata di stanze che nel Settecento avevano già
accolto tanti personaggi, spesso importanti, non mostravano novità; soltanto
interventi murari di mantenimento, rifacimento di intonaci colorati per
suggestioni prospettiche; “camerini”, percorsi da servitori, collegavano quegli
ambienti che esigevano un po’ di riservatezza. Un’ospitale dignità occorreva
ancora.
È
la quieta agonia di un mondo feudale che ancora sussulta nonostante gli
attacchi delle nuove idee di libertà ed uguaglianza. Un’eredità di gesti, di
usi, di linguaggi che stenta a morire.
Poco tempo ancora e uno
strappo definitivo avrebbe spezzato la continuità con il secolare passato.