Il mio vicino, un anziano ultranovantenne, mi raccontava che mio nonno,
esperto muratore, il sabato, giorno di riposo dal lavoro, andava a
svolgere lavoretti da lui e da altri: un pozzo, un muretto... I soldi
che guadagnava se li teneva lui e se li godeva all'osteria.
L'osteria,
anzi le osterie di Spilamberto ci sono raccontate dal libro "Cent'anni
di bevute", recentemente pubblicato da Luigi Barozzi, per noi Gigi. Si
tratta di una narrazione che percorre cento anni di vita delle osterie
di Spilamberto, dalla metà dell''800 alla metà del '900.
La ricerca,
durata vari anni, ricostruisce la vita di questa "istituzione" paesana,
recupera le genealogie degli osti e individua perfino la collocazione
degli ambienti, nonostante nel frattempo la nuova numerazione delle
case, basata sulle strade, abbia sostituito una semplice numerazione
progressiva. Il rigore del ricercatore è temperato dal tocco affettuoso
dello stile limpido e sobrio, in quanto Gigi discende da una famiglia
che ha esercitato per varie generazioni il mestiere di oste. Per questo
la storia della sua famiglia si intreccia all'altra e il racconto è
ravvivato da aneddoti vari, gesti di solidarietà, arrivati a lui
direttamente. Troviamo pure le voci di alcuni poeti che cantano la loro
esperienza nelle osterie.
Il testo è corredato dalle riproduzioni di documenti autentici
tratti dall'Archivio Storico Comunale di Spilamberto e dagli archivi
parrocchiali.
Il finale si arricchisce di un colpo di scena: Gigi ci fa
entrare in una osteria, ricostruisce in mezzo al fumo delle sigarette
l'arredo, i personaggi; troviamo quello che si mangiava, beveva, come si
discuteva, si giocava, si trascorreva il tempo e in definitiva si
socializzava. Un mondo, insomma. E tra il calore della rievocazione, gli
episodi buffi e curiosi, si avverte la malinconia data dalla
consapevolezza che tutto ciò non c'è più.
Nessun commento:
Posta un commento