mercoledì 6 luglio 2016

SPILAMBERTESI DA RICORDARE / 4°: CORRADO FOCHETTI (“la Foca”)


Corrado si racconta

Il mio nome all’anagrafe è Giorgio, mentre nell’atto di Battesimo è Corrado. Fin da piccolo, però, tutti mi hanno chiamato Corrado.
Credo di avere sempre avuto la passione per la pittura. Ricordo che fin dalle elementari disegnavo continuamente; per me disegnare era quasi un bisogno fisico. Purtroppo di quegli anni non ho conservato nessun disegno.
Nel 1958, attorno ai quindici anni, cominciai a lavorare. Era un lavoro che comportava molte ore libere in città e così affittai un sottotetto a Modena, in via Sant’Eufemia, ove, per molti anni, trascorsi le ore di sosta dipingendo, mentre nei giorni di riposo visitavo spesso mostre o musei.
A dipingere quadri ho iniziato, più o meno, in quegli anni. A quell’epoca ero anche appassionato di calcio, che praticavo con discreti risultati, ma la mia passione per la pittura ebbe il sopravvento su tutto il resto. Comunque, anche se autodidatta, ho sempre fatto il possibile per capire i segreti della tecnica pittorica, ho studiato e mi sono documentato su tutto ciò che non riuscivo a capire.
A Bologna conobbi il prof. Pozzati, in arte “Sebo”, pittore ed anche affermato creatore di immagini pubblicitarie. Pozzati, che frequentai per anni, mi aiutò a migliorare la tecnica della pittura partendo dal disegno a matita. In quegli anni frequentai anche il Prof. Battigelli, pure di Bologna, che mi diede preziosi consigli nella lettura delle nature morte, soprattutto in relazione alla capacità di individuare pieni, vuoti, luci, ombre.
Ho fatto parecchie mostre, ma sempre nell’ambito locale, Modena, Bologna e provincia. Ricordo la prima, organizzata nell’allora Sala Consiliare del Comune di Spilamberto, nel 1964. Contrariamente ad ogni previsione, ebbe un enorme successo e vendetti tutti i quadri tranne uno. Ma ciò che ricordo con più piacere di quella mostra è la grande partecipazione che ci fu attorno ad essa.
Ripenso anche a quella organizzata al “Real Fini”, nel 1968, che allargò un po’ la sfera dei miei conoscitori e diede inizio ad un periodo abbastanza felice, nel quale ebbi modo di vendere moltissimi quadri. Tuttavia non ho mai avuto legami con galleristi, e questo atteggiamento ha condizionato la mia vita, e non solo dal lato artistico. Un pittore dovrebbe farsi vedere, dovrebbe proporsi per ottenere qualche risultato, ma ciò mi è stato impossibile a causa del mio modo di essere, troppo chiuso e riservato. Ho conosciuto pochissimi critici d’arte, e ricordo: Umberto Zaccaria, che molti anni fa recensì una mia mostra; un collega pittore e critico di Castelfranco, il professor Celestino Simonini, che scrisse la recensione di alcune mie mostre.
Ferruccio Veronesi, del Resto del Carlino, è forse l’unico che si è interessato in modo continuativo al mio lavoro ed ha presenziato a molte delle mie mostre e mi ha dedicato anche qualche articolo.
Nel 1972 decisi di lasciare il lavoro per dare inizio alla mia avventura di pittore. Un’avventura contrassegnata non solo da successi ma anche da difficoltà, l’incapacità di dialogare con i galleristi, cui accennavo prima, che ha limitato la possibilità di far conoscere e, di conseguenza, di vendere tanti miei quadri. Anche il vizio di bere non mi ha giovato. Ho continuato così, in una alternanza fra periodi decisamente positivi ed altri meno, fino a pochi anni fa, quando ho chiuso col bere. Ora continuo a lavorare e a vivere solo, in questo appartamento dove abitavo da ragazzo coi miei genitori e mia sorella. L’estro creativo c’è ancora ma, a causa della mia salute non tanto buona, dipingo meno che in passato.
Non so se vi siano o no quadri di altri pittori somiglianti ai miei: nel dipingere ho sempre cercato di servire al meglio la mia sensibilità artistica che, forse, è originale. Circa la capacità di cambiare, credo che l’opinione corrente sia corretta: la mia passione per l’arte mi ha portato a una continua ricerca che ha dato luogo a cambiamenti radicali (la stagione delle zucche, seguita dalla stagione dei puntini, poi da quella dei nudi femminili stilizzati dal sapore surreale: n. d. r.).
Dal 1999 in poi i miei quadri si potrebbero definire degli insiemi di figure che si amalgamano e si compenetrano fra loro in modo da formare, spesso, una nuova figura al limite del surreale.
La mia strada l’ho scelta coscientemente e, se non si è rivelata la migliore, la responsabilità è solo mia. Perciò niente rimpianti.


(Sintesi di un’intervista realizzata da Luigi Barozzi e riportata nella rivista “Fatti vostri”, n. 7, settembre 2006; per ulteriori informazioni e realizzazioni artistiche di Corrado Fochetti vedi sito “spilambertonline.it” “Elenco artisti contemporanei spilambertesi”.)

(Nell'immagine: targa commemorativa di Corrado Fochetti per la dedicazione dello slargo prospiciente via San Giovanni, lato est; inaugurazione 23 settembre 2011)

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