mercoledì 2 novembre 2016

CARAMELLE DALL’ARCHIVIO / 39: UNA CORONA PER I CADUTI



File di macchine parcheggiate davanti al Cimitero di via Ghiarole, viavai di persone dentro e fuori i cancelli, negozi e bancarelle di fiori presi d’assalto… difficile non accorgersi che oggi ricorre la cosiddetta “Festa dei morti”. Una commemorazione certo triste, ma che tutto sommato si inserisce in una vita quotidiana che mantiene i propri ritmi consueti.

Lo stesso non si può dire per il medesimo giorno di cent’anni esatti fa.
Il 2 novembre 1916 l’Italia sta vivendo il diciottesimo mese di guerra, e i segni dell’eccezionalità dei tempi sono visibili ovunque, anche a chi si affacci al Cimitero. L’anno precedente l’Amministrazione comunale aveva addirittura faticato a far trovare il camposanto in condizioni accettabili, dal momento che il becchino era stato richiamato sotto le armi e non si era riusciti a trovare nessuno che lo sostituisse adeguatamente.

Il 2 novembre 1916 è ancor più importante che il Cimitero sia in ordine, perché deve ospitare la commemorazione ufficiale dei «gloriosi morti Spilambertesi caduti per la patria» durante la guerra in corso.
Nei pressi delle Quattro Arie si è formato di buon’ora un imponente corteo proveniente parte dalla piazza di fronte al Municipio [attuale piazza Roma], parte dalla Chiesa di San Giovanni. La processione avanza in un rispettoso silenzio, rotto solo dalle salmodie intonate dal clero e da qualche occasionale schiamazzo dei bambini della scuola e dell’asilo posti ad aprire la processione.
Al centro del corteo, due ufficiali nelle loro divise oggi impeccabili portano verso il Cimitero una splendida corona di metallo: molti spilambertesi, pur nelle enormi difficoltà provocate dalla guerra, hanno voluto contribuire all’acquisto. La corona è seguita da un picchetto armato di soldati del 2° Artiglieria Campale, uomini sui trent’anni, provenienti da tutta Italia, in paese per addestramento prima di essere inviati al fronte.
Dietro di loro sfilano le autorità – il Sindaco e gli Assessori, insieme ai Presidenti della Società Operaia e della Cassa di Risparmio – mentre gli stendardi di Scuole, Asilo ed altre associazioni del paese si alzano verso il cielo grigio. Una grande folla chiude il corteo: tutti o quasi i presenti hanno un figlio, un fratello, un padre al fronte; decine di loro hanno già perso una persona cara a causa della guerra.

Al Cimitero i discorsi ufficiali seguono alle preghiere: parole d’occasione, in cui le giovani vite spezzate sono definite «nobili e preziose esistenze» di quanti hanno versato il proprio sangue affinché esso «sia semenza di nuovi e più grandi fatti».
A metà mattina la folla di dirada, le bandiere vengono riposte. Nel Cimitero la corona di metallo offerta ai caduti brilla al pallido sole di novembre. Saranno necessari altri due anni prima che venga posta fine all’elenco dei caduti che essa commemora.


[Le informazioni sono tratte da C. Cevolani, “Dal Panaro al Piave”, Istituto Enciclopedico Settecani, 2016]

[Nell'immagine: processione lungo via S. Giovanni; si ringrazia Roberto Vecchi per la fotografia]

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