File di macchine
parcheggiate davanti al Cimitero di via Ghiarole, viavai di persone dentro e
fuori i cancelli, negozi e bancarelle di fiori presi d’assalto… difficile non
accorgersi che oggi ricorre la cosiddetta “Festa dei morti”. Una commemorazione
certo triste, ma che tutto sommato si inserisce in una vita quotidiana che
mantiene i propri ritmi consueti.
Lo stesso non si può dire
per il medesimo giorno di cent’anni esatti fa.
Il 2 novembre 1916 l’Italia
sta vivendo il diciottesimo mese di guerra, e i segni dell’eccezionalità dei
tempi sono visibili ovunque, anche a chi si affacci al Cimitero. L’anno
precedente l’Amministrazione comunale aveva addirittura faticato a far trovare
il camposanto in condizioni accettabili, dal momento che il becchino era stato
richiamato sotto le armi e non si era riusciti a trovare nessuno che lo
sostituisse adeguatamente.
Il 2 novembre 1916 è ancor
più importante che il Cimitero sia in ordine, perché deve ospitare la
commemorazione ufficiale dei «gloriosi morti Spilambertesi caduti per la
patria» durante la guerra in corso.
Nei pressi delle Quattro
Arie si è formato di buon’ora un imponente corteo proveniente parte dalla
piazza di fronte al Municipio [attuale piazza Roma], parte dalla Chiesa di San
Giovanni. La processione avanza in un rispettoso silenzio, rotto solo dalle
salmodie intonate dal clero e da qualche occasionale schiamazzo dei bambini
della scuola e dell’asilo posti ad aprire la processione.
Al centro del corteo, due
ufficiali nelle loro divise oggi impeccabili portano verso il Cimitero una
splendida corona di metallo: molti spilambertesi, pur nelle enormi difficoltà
provocate dalla guerra, hanno voluto contribuire all’acquisto. La corona è
seguita da un picchetto armato di soldati del 2° Artiglieria Campale, uomini
sui trent’anni, provenienti da tutta Italia, in paese per addestramento prima
di essere inviati al fronte.
Dietro di loro sfilano le
autorità – il Sindaco e gli Assessori, insieme ai Presidenti della Società
Operaia e della Cassa di Risparmio – mentre gli stendardi di Scuole, Asilo ed
altre associazioni del paese si alzano verso il cielo grigio. Una grande folla
chiude il corteo: tutti o quasi i presenti hanno un figlio, un fratello, un padre
al fronte; decine di loro hanno già perso una persona cara a causa della
guerra.
Al Cimitero i discorsi
ufficiali seguono alle preghiere: parole d’occasione, in cui le giovani vite
spezzate sono definite «nobili e preziose esistenze» di quanti hanno versato il
proprio sangue affinché esso «sia semenza di nuovi e più grandi fatti».
A metà mattina la folla di
dirada, le bandiere vengono riposte. Nel Cimitero la corona di metallo offerta
ai caduti brilla al pallido sole di novembre. Saranno necessari altri due anni
prima che venga posta fine all’elenco dei caduti che essa commemora.
[Nell'immagine: processione lungo via S. Giovanni; si ringrazia Roberto Vecchi per la fotografia]
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