Fotografia da raccolta privata
Le grandi
civiltà, ce lo insegna la storia, hanno avuto un loro culmine, hanno raggiunto
il loro massimo splendore; inesorabile è arrivata la decadenza. Quest’ombra
paurosa sembra allungarsi anche per la nostra Rocca. Lasciateci pertanto godere
ancora per un po’ dei momenti che si snodavano nel nostro paese nell’estate del
1733.
Un continuo
afflusso di nobiltà locale e straniera occupava la Rocca, percorreva le lineari
strade del “Castello”. Ma non era solo l’affollamento di gente di rango che
portò a definire Spilamberto “una piccola Parigi”. Un fruscio di abiti
eleganti, il balenare di tessuti preziosamente colorati, il brusio di accenti
diversi. Cavalli, cocchi, calessi, carrozze accolti nel maestoso “stallone” e...
bagagli, cassoni, scaricati da paggi e servitori. La sensazione
dell’autorevolezza della ricchezza concentrata in cose e persone.
Quasi
un’atmosfera irreale.
Fu così, questa,
un’estate di fasti, immersi nella famosa e gratuita “aria salubre” offerta dal
Panaro.
Un fermento
simile si percepì e ripeté anche nell’umida, ma clemente, stagione autunnale
del 1734: furono i diciannove giorni della “Fiera di Ognissanti” a fornirne
l’occasione. Allora ecco le principesse Benedetta ed Amalia, sorelle del
principe ereditario Francesco III d’Este in visita a Spilamberto, ma anche
tanto popolo nelle strade: commercianti che trattavano i propri affari;
contadini che vendevano i loro prodotti; gente semplice che gioiva alla visione
di quel bailamme; scenografie gratuite e stupori assicurati. Ceste di ortaggi e
frutti variopinti fungevano da quinte all’ architettura castellana, mentre il
portone della Rocca fagocitava interminabili presenze.
Insomma,
un tardo autunno degno di essere riprodotto nelle Images d'Épinal: stampe
già popolari a fine Settecento, di tono forse un po’ chiassoso, a testimone di
un paese che, associato a Francia, Parigi, ancora non si poteva certo definire
provinciale.
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