Per la poesia di
“Raffaello” Lambertini, pubblicata la scorsa settimana, si è scelto di inserire
l’immagine de “ al pordeg” dove si
trovava “la drogheria dla Celestina”.
Oggi vogliamo
ricordare una canzone composta da Astro Zanetti, da poco scomparso, che
illustra il nostro “bel paese” e che
ricorda anche quel portico.
Il nostro
compaesano canta un aspetto profondo, una dimensione del paese piccola,
leggera, ma ricca di intimità e di affetto. Le donne sono belle bambine, un
complimento esplicito, e “al pordeg ed la Celestina” pur non
rintracciabile in google map, indica una topografia paesana, rappresentata da
una figura reale entrata nell’immaginario spilambertese: un personaggio locale,
una bottega d’angolo, un portico, un luogo d’incontro.
Il nostro “Ponte non è di Bassano”, “non c’è
Duomo, non è di Milano”, ma sostiene che Spilamberto è... un bel paese! Pur
iniziando la canzone con negazioni ci porta a valutarlo: il paese è lontano dai
grandi stereotipi, non ha bellezze paesaggistiche ed artistiche famose. La sua,
la nostra Spilamberto, non è una cartolina da depliant turistici. Tutto questo
però non è presentato come negativo, non è visto come una diminuzione di
valore.
“Spilamberto
Spilamberto qui la vita si vive all’aperto”. Astro mette il bel
paese in rima con questo aggettivo e ci spinge a varie interpretazioni al di là
della sua apparente semplicità. Vivere all’aperto rappresenta per prima cosa un
riferimento al bel clima, alla predisposizione ai contatti sociali,
all’amicizia, all’incontro. Coglie però anche un aspetto più profondo del
paese, quello di un luogo da sempre posto su un confine, perciò di contatti, di
scambi; luogo di intrecci, di apertura e di dialogo.
“Bel paese
gentile e cortese dove ognuno è conte o marchese”, “ la Rocca, le torri, un Torrione”
sono l’orgoglio di un passato importante, di una storia rilevante che si legge
ancora negli edifici, nelle chiese, in tutto il territorio.
Nella canzone
c’è tutto il nostro paese, un paese non perfetto, ma caldo, aperto, socievole,
con proprie ricchezze “grandi aceti, lambruschi, sapori”, dove i piaceri
del palato minimizzano le carenze “ma
pochi dottori”.
Forse, però, la scarsità dei dottori non indica una mancanza, ma il
pregio di un luogo salutare di gente sana che, canta Astro, in tono lievemente
risentito, non è “gente strana”!
Nessun commento:
Posta un commento