Particolare dal Diploma
di Corrado II conservato presso l’Archivio Capitolare di Modena.
Nella riga centrale si
legge “Om(n)em decima(m) d(e) Fanano et Spinala(m)berti”
Comparendo
nel Codice manoscritto della Vita di Sant’Adriano, lo spinum (il luogo caratterizzato da arbusti spinosi) e la spina (l’aculeo pungente avvelenato)
hanno iniziato il loro doppio viaggio, che li porterà a turno a fondersi con un
enigmatico personaggio, Lamberto, dando luogo ad un nome ancora una volta
doppio: spina-lamberti o spinum-lamberti.
Questo
nome viene confermato anche in un altro documento, contemporaneo alla citata
“Vita di Adriano.”
Bisogna
sapere che era consuetudine degli imperatori, durante il Medioevo, concedere
terreni ad abati e vescovi. Corrado il Salico predispone così nel 1026 (perciò
negli stessi anni della Vita Adriani)
un documento, che consiste in un lungo elenco di territori concessi al Vescovo
di Modena, all’epoca fiero rivale dell’Abate di Nonantola.
Nel
Medioevo non esistevano le fotocopiatrici e tutti i documenti venivano
duplicati dagli amanuensi; dunque nelle trascrizioni successive di un documento
originale era facile manipolare il testo, togliendo od aggiungendo ciò che
faceva comodo.
Questo
è quanto probabilmente accaduto nel nostro caso: il Vescovo si è attribuito dei
terreni e altre regalìe che invece erano probabilmente di pertinenza dell’Abate
o comunque oggetto di contesa fra i due.
Nel
nostro caso, si legge che al Vescovo è concessa “omnem decimam de Fanano et Spinalamberti”: ogni decima (ovvero il
tributo consistente in un decimo delle rendite) di Fanano e Spilamberto.
Il
Vescovo, probabilmente alterando il documento originale di Corrado il Salico,
si attribuisce il controllo di tutto Spilamberto, mentre possedeva con certezza
solo Corticella e San Vito; ciò significava pretendere il controllo su
territori che l’Abate di Nonantola rivendicava invece per sé.
Ciò che
più importa però è che agli inizi del Mille Spilamberto ha non solo un nome
riconosciuto, ma anche una certa ricchezza economica, tale da attirare le avide
mire del Vescovo e dell’Abate; i quali danno luogo ad una rivalità anch’essa
caratterizzata dalla doppiezza, doppiezza che ci accompagnerà fin quasi ai
giorni nostri.
Ritroveremo
il nome del nostro paese in documenti di personaggi rilevanti negli anni a
venire.
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