(Secoli XV/XVI, fornai, “fornari”, al lavoro; sezione di affreschi
presenti nel Castello di
Issogne in Val d’Aosta, località “La Place”.)
1571... La storia non si capovolge da un anno o decennio all’altro:
molti spettri del passato si trascinano nel tempo, non rispettando le epoche
definite dagli storici.
Paura della fame, ingiustizie
sociali.
Raccolti insufficienti erano
ricorrenti, anche se alcuni miglioramenti agricoli li avevano diradati; i capricci
della natura erano continuamente in agguato: siccità, piovosità eccessiva,
freddo intenso.
La collaborazione delle
collettività umane cercava di rimediare.
Così a Spilamberto.
I componenti del “Consiglio della
Comunità”, nell’agosto di quell’anno, si riunirono nella “Sala della Ragione”:
occorrevano misure adeguate affinché durante la stagione fredda il pane non
venisse a mancare, soprattutto a coloro che risiedevano entro le mura
castellane. Chi viveva nelle campagne era facilitato, seppur con molta fatica,
a racimolare qualcosa per placare un po’ i morsi della fame e sopravvivere.
Trovare il prezzo massimo, il
peso e la forma del pane non fu difficile, il “calmiere” era già in uso da
tempo, e si faceva riferimento a quello già stabilito nella città di Modena.
Occorrerà, però, giungere al governo dei marchesi Lodovico e Bianca Rangoni
perché precise e severe norme scritte regolassero tale produzione; saranno gli
anni1594 e 1615.
Discussa fu invece, in quel 1571,
la scelta della persona alla quale affidare l’obbligo per un anno di “mantenere il pane alla piazza”: o ad uno
dei conosciuti ebrei spilambertesi, “Isachi
(Isacco) hebreo”, o ad “Andrea Frarino” (Ferrarino / Ferrarini).
Vennero accettati gli accordi
patteggiati con il secondo e fu così “fornaro”
per un anno il “Frarino”: le modalità
di contratto soddisfacevano le esigenze comuni.
La produzione e distribuzione del
pane era in questo modo assicurata.
La decisione avvenne alla presenza
del “Signor Commissario”, del “Notaio Nicolò Maria Tedeschi” e di
Donino Viani (Massaro della Comunità)
Giovanni Costancino (Costanzini)
Ugolino Borelli
Giovanni Rinaldino
Giovanni Bomporto
Giovanni Solmi
Silvestro Opici (Obici)
Giovanni Guidotti
Francesco Maria
Moradori (Muratori).
Questi antichi spilambertesi avevano scelto secondo le
allora consuete norme vigenti, votando con “fave
nere e fave bianche”.
Il dovere di aiutare la comunità era assolto.
Ora a voi lettori un compito: individuare i vostri antenati!
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