Le storie del “doppio”: “Il ritratto di Dorian Gray”,
raccontato da Giulia Lorenzoni (prima parte).
(Immagine e disegni realizzati da Fabiano Amadessi)
«Quando guardate me», disse accarezzandosi
la faccia con tutte le sue rughe «cosa vedete?».
I bambini, spintonandosi un po’ per
l’imbarazzo, risposero in disordinato coro: «Un vecchio!».
«Eh, sì, temo proprio di sì, ragazzi»,
rispose Berto con un sorriso sereno «e voi che siete fanciulli, e avete ancora
tutta la vita davanti… guardatevi», disse indicando l’enorme cornice d’acqua «non
vi chiedete certo cosa significhino stanchezza e rughe sul viso».
I bambini sbirciavano attorno, vagando fra
gli alberi e il sole.
«C’era una volta un bellissimo giovane chiamato Dorian Gray che
ammirava il suo ritratto e si chiedeva cosa ne sarebbe stato di tutto quello
splendore e di quella gioventù, quando il tempo avesse fatto il suo corso».
La vita, pensava Berto guardando le
pozzanghere, i giorni e le ore ci asciugano come l’acqua di un temporale. Ma
non lo avrebbe detto ai bambini.
«Ogni giorno che passava, il quadro
ricordava a Dorian quanto fuggevoli fossero la bellezza e la spensieratezza
della gioventù».
I bambini si guardavano in coro.
«La paura di perdere tutto quel piacere lo
spaventava a tal punto che si mise a piangere davanti al ritratto, esprimendo
tutto il suo desiderio: che per lui il tempo si fermasse e che solo la sua
immagine dipinta potesse invecchiare».
Si udì l’eco di un tuono: il temporale
singhiozzava in lontananza.
«E fu proprio così, bambini», disse Berto
«la natura quel giorno si zittì, e Dorian riuscì a fermare il tempo».
«Gli anni passavano, i volti degli amici
di Dorian si piegavano ai giorni, mentre il giovane adorato da tutti splendeva
con la sua bellezza intatta».
«Era rimasto uguale al quadro?», chiese
una bambina.
«Eh, il quadro», sospirò Berto «il quadro,
piccoli amici miei, scomparve. O meglio, nessuno lo vide più e Dorian spiegò
sbrigativo che lo aveva portato in soffitta perché non voleva più averlo
intorno».
I bambini scrutavano il mistero negli
occhi di Berto.
«Nemmeno a Basil, il fidato amico di
Dorian e l’artista che gli aveva fatto il ritratto, era permesso di accedere al
solaio».
«Ma perché?», chiese un bimbo alto come un
cespuglio.
«Perché la bellezza può essere pericolosa,
per chi la possiede e per chi la ammira». Berto ripensò al giovane Narciso e
sospirò.
«Per il resto», continuò a raccontare «Dorian
usciva sempre più spesso di casa, soprattutto la notte».
«E dove andava?», sollecitò un bambino.
«Andava in giro per club esclusivi con
Basil e altri amici, e la gente lo conoscevano come il distinto gentiluomo col
volto di fanciullo. La sua presenza veniva celebrata e la sua bellezza
impeccabile faceva innamorare tutti».
«Davvero era così bello?», chiesero
all’unisono due bambine.
«Lo era. Tanto da far tremare», dissero
gli occhi di Berto. [...]
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