giovedì 8 marzo 2018

IL VECCHIO COMUNE SI RACCONTA / 6

Quel prezioso filo sottile



(Parte residua dell’antico portico del “Pavaglione” o “Pavaione”,
oggi comunemente detto “Portico di Bondi”.)


31 maggio 1578

L’istituzione del “Pavaione dei filugelli”, mercato dove vendere i bozzoli del baco da seta, fu di grande importanza per Spilamberto in quella fine di maggio 1578, ma nascondeva un piccolo mistero, forse un raggiro?
Con il consenso dei Marchesi si decise che il luogo deputato alla vendita sarebbe stato il portico del loro “Vecchio Palazzo”, prospiciente il lato sud della chiesa di San Giovanni Battista, le cui arcate si allungavano verso l’incrocio tra le due chiese, per terminare con una “Colonna rossa”.

Suscitò certo stupore quell’anno, nei primi giorni di giugno, quando quelle arcate furono liberate dai soliti depositi di legname, mentre i cavalli, che lì si abbeveravano, venivano allontanati provvisoriamente. Ormai le nuove sale della Rocca avevano oscurato la ricchezza delle stanze e l’eleganza degli arredi di quella prima residenza feudale.
Con la decisione di istituire il “Pavaglione” si rispondeva al problema delle grida, dei bisticci, delle arrabbiature dei venditori dei “follicelli”, i detti bozzoli, causati dagli errori e dalle frodi che si verificavano soprattutto a causa di persone, si diceva, “che non sapevano e non conoscevano il fatto loro”. Servivano incaricati istruiti ed affidabili. Si nominarono due responsabili delle pesature, dei prezzi di vendita e d’acquisto: Giacomo Zavarisi e Galeazzo Rachello (quest’ultimo facente parte del “Consiglio della Comunità”). La creazione del “Pavaione dei filugelli” permise di vendere i bozzoli senza imbrogli. Inoltre avrebbe in seguito fornito la materia prima per produrre a Spilamberto quella seta che sarà manipolata per secoli dalle “piccole mani” di tante bambine e donne spilambertesi, in quella filanda che la marchesa Bianca Rangoni volle impiantare con tecnologie avanzate alcuni decenni dopo, nel 1610.

Veniamo ora al piccolo mistero. La decisione di cui abbiamo riferito viene presa dai Consiglieri nella “solita Camera delle riunioni”; ma a una deliberazione così importante e urgente non è presente il Commissario del “Castello” di Spilamberto. Come mai? Era rimasto a godersi il tepore del letto (i Consiglieri affermavano “di non averlo voluto scomodare”) in quella tiepida primavera? oppure il fatto nascondeva motivazioni politiche più consistenti? I documenti non lo rivelano.

In ogni caso il tutto avvenne alla fine di maggio di quel 1578, e nelle successive sedute del 1° e 4 giugno; la decisione fu presa dal “Consiglio della Comunità”, con l’approvazione dei suoi “Signori”.
Ecco i presenti alle sedute (un’occasione per gli attuali spilambertesi di ricercare i nomi dei propri antenati):
Baldassarre Corradino, massaro;
Alfonso Fontana;
Pietro Giovanni Frarino;
Galeazzo Rachello;
Bernardo Scaiola;
Agostino Bartolazzi.

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