Un “Cof” dalla Nina
(Immagine
tratta da cartolina di “saluti da Spilamberto”, anno 1965.
La
latteria/bar “Nina”, sulla destra, nel prospetto sud dello “Stallone".
Raccolta privata )
La
mia percezione di quando ho dato il primo morso a un Magnum, gelato ricoperto,
è stata di una copertura croccante che si scioglieva lentamente in una scia
vellutata dando spazio a una saporita cremosità rinfrescante. Arrivata
all’ultimo pezzetto di gelato ho morso il bastoncino e l’ho fatto scorrere fra
i denti per non lasciarne nessuna traccia.
È
stata quell’azione banale e spontanea che ha fatto riemergere il ricordo del
“Cof”, nome, e prodotto caduto in disuso, dell’attuale ghiacciolo. Il mio
preferito era alla menta. Abitando in Via Obici dovevo solamente svoltare
l’angolo per arrivare al negozio della Nina, una latteria.
Un
negozietto piccolo, un banco in vetro e dietro lei, piccola, minuta e vispa.
Sul
banco, da parte, quasi sempre vi erano degli enormi “spumini”, nome effettivo
meringhe. Il profumo dominante era di latte, quello che si sente dal casaro
quando inizia a scaldarlo per fare il parmigiano.
«Un
Cof alla menta», chiedevo. Non lo gustavo tanto, non vedevo l’ora di finirlo
perché potevo essere fortunata; se sul bastoncino era scritto “premio” potevo
averne un altro gratis, se non avevo quella fortuna lo tornavo a mettere in
bocca, mordendo e succhiando il bastoncino, cercando di estrarre fino
all’ultimo tutta l’essenza della menta.
Nina
la conoscevano tutti, consegnava a domicilio il latte; ogni mattina la sentivi
arrivare con la sua rumorosa motoretta, lasciava la bottiglia del latte davanti
alla porta e ripartiva. Mi sono sempre chiesta se anche la sua persona avesse
quel buon profumo di latte. “Cof” sta per: Cavazzoni Orlando e Fratello, ditta
che dal 1952 al 1991, a Lido di Casalecchio, ha prodotto questo ghiacciolo.
Io
ora il ghiacciolo non lo mangio più, non assomiglia minimamente a quello dei
miei ricordi. La caratteristica del “Cof” consisteva nell’ingrediente
principale; il suo sapore e la sua consistenza non troppo ghiacciata stava
nell’utilizzare gli sciroppi alla frutta dell’azienda Fabbri, ricchi di frutta
e zucchero che lo rendevano più saporito e morbido.
Ora
abbiamo la possibilità di creare, a casa nostra, quasi tutti i prodotti
dell’artigianato e industria alimentare. La “mia gelatiera” funziona ormai da
più di vent’anni. All’inizio i gelati li preparavo con semplici ingredienti,
poi, per migliorare la cremosità e consistenza, ho iniziato a utilizzare
dextrosio, glucosio, farina di carrube. Per variare preparo i crì-crì, un cono
con gelato e una croccante copertura di cioccolato fondente. Quando ho visto il set per preparare il
gelato sullo stecco non ho resistito, l’ho comprato. Il set è dotato di quattro
stampi in silicone e un centinaio di bastoncini: riempio lo stampo con il
gelato alla panna o alla nocciola, inserisco il bastoncino nell’apposito foro e
metto in congelatore a meno 18° per un giorno. Per otto gelati occorre
sciogliere almeno 500 gr. di cioccolato da copertura a 45°. Aggiungo 25 gr. di
olio di vinaccioli e porto la temperatura a 30°. Metto il cioccolato fuso in un
contenitore stretto e alto e lo mantengo in un bagnomaria caldo. Molto
rapidamente immergo il “mio Magnum” nel cioccolato!
Conservo
quanto ho realizzato su di un vassoio in congelatore.
Inutile dire che il mio gelato sullo stecco è
diverso da quelli prodotti dall’industria e molto più gradito.
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