Nel verde verso il
fiume: il “zardinum” della Rocca
(Parco
della Rocca di Spilamberto: recinzione metallica
che racchiude le “tracce”
dell’antica canalizzazione.)
“...passeggiate
ed approcci chiacchieraticci nel zardinum...” riportavamo in una caramella
precedente.
Filari
di “olmi ben grossi” accompagnano oggi la nostra passeggiata storica. Occorre
però attraversare il ponte, ormai fisso, superare la “vecchia Torre del
belvedere” e spingere lo sguardo verso est dal suo arco centrale. Là in fondo
il fiume. Lì vicino un “Casino” decadente, allora una “delizia”, un “Petit
Trianon” spilambertese anticipava quello di Maria Antonietta nel castello di
Versailles: affreschi interni dal “nostro” Giulio Troili, il “Paradosso”. Una
pergola di vite verso nord ci rimanda a quegli anni secenteschi.
A
lato un vasto prato che nell’inverno diventa quasi un acquitrino,
impraticabile, e gela il “Prato degli specchi”.
Gli
occhi dell’immaginazione ci presentano un settecentesco meccanismo utile per
portare acqua alle coltivazioni, “per adaquàre” prati, piante e varia
vegetazione, circondata da siepi disposte in schema geometrico; un succedersi
di orti, giardini, vigneti, insieme a “peri, pomi, prugne bianche” ed alberi ad
alto fusto, pioppi, salici e gelsi.
Verso
nord-ovest, nell’invaso dell’antico fossato, una guizzante “peschiera”.
La
luce del sole di mezzogiorno ci scopre uno specchio di colori: vasi e vasi di
agrumi, “naranzi e limoni” verso sud, destinati a sonnecchiare, durante
l’inverno, nella “Torretta” di sud-est che li domina dall’alto. Oggi la nostra
“Muntagnìna”.
A
volte echi di preghiera, suoni di canti religiosi interrompono la loquacità di
quel silenzio. Forse è giunto un predicatore, oppure è la festa della Madonna,
una delle tante venerate in Spilamberto. Nel “Prato della Rocca”, verso
sud-est, si è radunata la gente del “Castello” al cospetto di un’architettura
temporanea, allestita con materiali naturali; sono tronchi d’albero, oltre a
ciò che le Parrocchie offrono: tappezzerie, tende di seta, quadri ed ornamenti.
Un altare provvisorio per onorare personaggi importanti, Santi o celebrare
feste religiose.
I
“Signori” hanno concesso accoglienza: gente umile può vivere momenti di stupore
e religiosa suggestione. Le eccessive fatiche del quotidiano vengono così
dileguandosi nel verde di quel “Zardinum”.
(Notizie
“condite con fantasia” e tratte da: Criseide Sassatelli, “La Rocca di
Spilamberto e le sue adiacenze”, Comune di Spilamberto, giugno 2006; L.
Balboni, P. Corradini,”Rocca Rangoni a Spilamberto”, Maggioli Editore, 2017.)
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