Da “Quel
Piazzale della mia infanzia”, di Laura Bertarelli (stampato nel maggio del
2005)
Parte quinta
[...] La nonna Ida non era molto religiosa nel senso di
praticante, ma la rettitudine morale, l’onestà, i buoni principi, il bene verso
il prossimo erano così tanti che supplivano alle altre mancanze. Era una donna
combattiva, politicamente impegnata, antifascista convinta e fino alla morte ha
tenuto fede alla sua idea.
La sua mamma, che si chiamava Rosa, morì sfinita dai tanti
parti e per i patimenti dovuti a una vita di fame e miseria.
Ci raccontava di quando, bambina con i suoi dieci fratelli, il padre non lo prendevano a
lavorare in campagna perché erano in troppi e per essere accettati, quando
arrivava il padrone, dovevano nascondere i fratellini più piccoli nella cassa
del granoturco.
Mangiavano quasi sempre polenta, qualche volta con una
saracca.
Il loro padre si chiamava Filippo “Flipein”; per poter
lavorare, ogni tanto partiva per la Romania con delle spedizioni di uomini che
andavano ad abbattere alberi, in seguito
vendette pentolame alle case con un carrettino a mano.
Proprio per questo fu sempre schierata dalla parte dei più
deboli e poveri e come poteva li aiutava.
Era stata in prima fila nelle lotte socialiste, partecipava
alle riunioni antifasciste e portava nelle manifestazioni la bandiera. Fu messa
in guardina per qualche giorno perché sferrò un calcio a un carabiniere che
voleva bloccarla.
Una volta andò a una riunione politica con il suo papà,
ormai anziano, a un certo punto intonarono l’inno fascista, gli uomini dovevano
alzarsi in piedi e togliersi il cappello, lei non volle che suo padre lo
facesse, infatti fu l’unico a tenerlo in testa.
Un’altra volta una squadra di fascisti andarono a prelevare
un uomo, suo vicino di casa, sospettato, un socialista, per picchiarlo e dargli
da bere l’olio di ricino.
Solo lei si mise davanti a loro, tra lo spavento dei
familiari rintanati in casa, maledicendoli perché facevano del male a un uomo che non aveva fatto niente a nessuno.
Era molto determinata, fu minacciata più volte, ma non fu
mai nemmeno sfiorata, incuteva rispetto.
Aveva perso tre fratelli giovanissimi nella prima guerra
mondiale, uno è sepolto a Redipuglia e due furono dati per dispersi, uno di
questi era il padre di Ermes, il quale prima di ripartire dopo una breve
licenza, esternò alla nonna che lo accompagnava il dispiacere di lasciare i
suoi due figli perché sicuramente non sarebbe più tornato.
La salutò con gli occhi velati di una infinita tristezza
ben consapevole che non l’avrebbe più rivista, e così purtroppo è stato. [...]
(Arrivederci alla prossima puntata)
[Nell'immagine: La nonna di Laura, Ida]
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