mercoledì 16 novembre 2016

“PAGINE DI DIARIO” / 12

Da “Quel Piazzale della mia infanzia”, di Laura Bertarelli (stampato nel maggio del 2005)
Parte quinta

[...] La nonna Ida non era molto religiosa nel senso di praticante, ma la rettitudine morale, l’onestà, i buoni principi, il bene verso il prossimo erano così tanti che supplivano alle altre mancanze. Era una donna combattiva, politicamente impegnata, antifascista convinta e fino alla morte ha tenuto fede alla sua idea.
La sua mamma, che si chiamava Rosa, morì sfinita dai tanti parti e per i patimenti dovuti a una vita di fame e miseria.
Ci raccontava di quando, bambina con i suoi dieci  fratelli, il padre non lo prendevano a lavorare in campagna perché erano in troppi e per essere accettati, quando arrivava il padrone, dovevano nascondere i fratellini più piccoli nella cassa del granoturco.
Mangiavano quasi sempre polenta, qualche volta con una saracca.
Il loro padre si chiamava Filippo “Flipein”; per poter lavorare, ogni tanto partiva per la Romania con delle spedizioni di uomini che andavano ad abbattere alberi, in  seguito vendette pentolame alle case con un carrettino a mano.
Proprio per questo fu sempre schierata dalla parte dei più deboli e poveri e come poteva li aiutava.
Era stata in prima fila nelle lotte socialiste, partecipava alle riunioni antifasciste e portava nelle manifestazioni la bandiera. Fu messa in guardina per qualche giorno perché sferrò un calcio a un carabiniere che voleva bloccarla.
Una volta andò a una riunione politica con il suo papà, ormai anziano, a un certo punto intonarono l’inno fascista, gli uomini dovevano alzarsi in piedi e togliersi il cappello, lei non volle che suo padre lo facesse, infatti fu l’unico a tenerlo in testa.
Un’altra volta una squadra di fascisti andarono a prelevare un uomo, suo vicino di casa, sospettato, un socialista, per picchiarlo e dargli da bere l’olio di ricino.
Solo lei si mise davanti a loro, tra lo spavento dei familiari rintanati in casa, maledicendoli perché facevano del male a un  uomo che non aveva fatto niente a nessuno.
Era molto determinata, fu minacciata più volte, ma non fu mai nemmeno sfiorata, incuteva rispetto.
Aveva perso tre fratelli giovanissimi nella prima guerra mondiale, uno è sepolto a Redipuglia e due furono dati per dispersi, uno di questi era il padre di Ermes, il quale prima di ripartire dopo una breve licenza, esternò alla nonna che lo accompagnava il dispiacere di lasciare i suoi due figli perché sicuramente non sarebbe più tornato.
La salutò con gli occhi velati di una infinita tristezza ben consapevole che non l’avrebbe più rivista, e così purtroppo è stato. [...]

(Arrivederci alla prossima puntata)

[Nell'immagine: La nonna di Laura, Ida]

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