Un tribunale nello spino
di Lamberto
Particolare
dal “Placito di Bonifacio” del 1051.
Nella prima riga si
legge “in loco q(u)i (dici)t(u)r spino lamberti in laubia domnicata bonifacio”
Aveva un nome,
Spinalamberto; ormai era noto e si sentiva la melodia del suo profumo di bosco,
di spini e di terra coltivata. La strada che lo percorreva quel giorno rimbombò
a lungo degli zoccoli dei cavalli e del cigolio delle carrozze. Era il 18
giugno 1051. Il frastuono cessò quando Bonifacio, marchese di Toscana e padre
di Matilde di Canossa, giunse a un’abitazione di sua proprietà – questo
territorio apparteneva infatti ai Canossa.
Si doveva
emettere una sentenza importante, e per questo erano presenti grandi
personalità: il conte di Parma Ardoino, il messo dell’imperatore, nove giudici
del sacro palazzo, sette vassalli di Bonifacio e molti altri. A questi si
aggiunse il vescovo di Parma con il suo avvocato. Il “placito” del marchese –
così era chiamata la sentenza data da un’autorità giudiziaria – stabilì che
metà della corte di Sala nel modenese appartenesse alla chiesa di Parma.
L’adunanza si
tenne “in laubia domnicata”, cioè sotto una tettoia a proposito della quale
esistono almeno due interpretazioni. Secondo alcuni, la “laubia” sarebbe
appunto solo una tettoia, eretta provvisoriamente con il preciso scopo di
ospitare il Marchese dal momento che sul territorio non esistevano ancora
edifici, o almeno edifici adatti. D’altra parte, Bonifacio era presumibilmente accompagnato
non solo dalle personalità che abbiamo indicato, ma da una consistente scorta;
la stessa avevano, lo si può immaginare, i messi imperiali e il vescovo. Perciò
si può ipotizzare che la “laubia” fosse la tettoia di una casa padronale, una
abitazione di una certa rilevanza nel territorio – anche se non certo posta dove
sorge ora l’abitato –, forse in grado di ospitare per più giorni un certo
numero di persone.
In ogni caso, si
trattò di un evento significativo e ne troviamo traccia in un documento con la
firma di Bonifacio, di 11 giudici del sacro palazzo e di un giudice
dell’imperatore. Ma questa non sarà l’unica testimonianza a favore di una
crescente importanza strategica della località, qui chiamata Spinolamberto, anche prima
dell’edificazione del castello. Il profumo acquista man mano consistenza; è
ancora, però, un nome nudo.
[Per
approfondire la storia del nostro territorio prima del 1210 si veda S.
Cevolani, Prima del castrum, Istituto
Enciclopedico Settecani, 2012, dove si sostiene l’ipotesi della “laubia” come semplice
tettoia provvisoria. Il documento citato nel testo è conservato presso
l’Archivio Capitolare della Basilica Cattedrale di Parma; l’immagine è tratta
da C. Caprara, C. Cevolani, P. Corni, In
loco qui dicitur Spino Lamberti, Istituto Enciclopedico Settecani – Comune
di Spilamberto, 2010.]
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