mercoledì 12 settembre 2018

SPILAMBERTESI DA RICORDARE / 10


Giovanna Dinozzi


Giovanna a Yele (Sierra Leone) nella primavera 1981.
Fotografia da raccolta privata.


Un “Mosquito” nel ricordo di una spilambertese

“Eravamo a Yele, alla Missione [...]. Improvvisamente avvertii nella stanza la presenza di qualcuno. Mi voltai e lo vidi: piccolissimo, gracile e nero, appiccicato al muro. Era stato facile soprannominarlo Mosquito. Il Padre lo fece sedere sulla poltrona di legno, e i piedi gli rimasero a mezz’aria: uno degli alluci era enorme, ricoperto di una crosta stranissima. [...] Mosquito piangeva [...]. Io che dall’urlo inumano di chi muore [...] credevo di aver imparato a conoscere qualsiasi tipo di variazione sul tema, mi accorsi che c’era anche un pianto nuovo, diverso da ogni altro, espressione di un dolore puro, assoluto, elementare e inconsapevole come l’aria, qualcosa che era nato dalle radici del mondo, dalle radici del tempo, e sembrava essersi rappreso lì, sulla faccia attonita di un bambino, lasciandovi un segno incancellabile. [...] Mosquito [...] era tutti i bambini che avevo visto negli ospedali, negli orfanotrofi, negli istituti dove si raccolgono i figli più poveri del mondo [...].”

Ci sembra giusto, per ricordare Giovanna Dinozzi, partire dalle sue parole. Il testo che riportiamo appartiene a una serie di ventinove racconti pubblicati fra il 1972 e il 1985 sul “Notiziario” dell’associazione “Overseas”, di cui Giovanna fu uno dei soci fondatori. Si tratta dell’esperienza del suo volontariato in Africa. Il racconto rivela uno stile di scrittura capace di far rivivere una scena in modo vivace. Mostra una persona profondamente attenta non solo “all’urlo inumano di chi muore”, cioè ai grandi problemi dell’umanità, ma anche capace di essere sensibile “a un dolore elementare”, di commuoversi. Il suo non è esibizionismo, ma lo stupore che avvia una presa di coscienza di ciò che è inconsapevole, puro, nato dalle “radici del mondo”, una realtà semplice legata “alla faccia attonita di un bambino”.
La riservatezza è stata la caratteristica di Giovanna. Fu insegnante elementare, membro della “Croce Rossa Italiana (“Crocerossina”) e “anima per lunghi anni della “Comunità-Scuola per Promotori di Sviluppo africani”, che “Overseas” gestiva e gestisce a Spilamberto.
Giovanna ci ha lasciato in silenzio nel 2001, a 75 anni.
Questo è il ricordo che desideriamo trasmettere, una persona che aggiunge qualcosa al nostro amore per Spilamberto.



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