Giovanna Dinozzi
Giovanna a Yele (Sierra Leone) nella primavera 1981.
Fotografia da raccolta privata.
Un “Mosquito” nel ricordo di una spilambertese
“Eravamo
a Yele, alla Missione [...]. Improvvisamente avvertii nella stanza la presenza
di qualcuno. Mi voltai e lo vidi: piccolissimo, gracile e nero, appiccicato al
muro. Era stato facile soprannominarlo Mosquito. Il Padre lo fece sedere sulla
poltrona di legno, e i piedi gli rimasero a mezz’aria: uno degli alluci era
enorme, ricoperto di una crosta stranissima. [...] Mosquito piangeva [...]. Io
che dall’urlo inumano di chi muore [...] credevo di aver imparato a conoscere
qualsiasi tipo di variazione sul tema, mi accorsi che c’era anche un pianto
nuovo, diverso da ogni altro, espressione di un dolore puro, assoluto,
elementare e inconsapevole come l’aria, qualcosa che era nato dalle radici del
mondo, dalle radici del tempo, e sembrava essersi rappreso lì, sulla faccia
attonita di un bambino, lasciandovi un segno incancellabile. [...] Mosquito
[...] era tutti i bambini che avevo visto negli ospedali, negli orfanotrofi,
negli istituti dove si raccolgono i figli più poveri del mondo [...].”
Ci
sembra giusto, per ricordare Giovanna Dinozzi, partire dalle sue parole. Il
testo che riportiamo appartiene a una serie di ventinove racconti pubblicati
fra il 1972 e il 1985 sul “Notiziario” dell’associazione “Overseas”, di cui
Giovanna fu uno dei soci fondatori. Si tratta dell’esperienza del suo
volontariato in Africa. Il racconto rivela uno stile di scrittura capace di far
rivivere una scena in modo vivace. Mostra una persona profondamente attenta non
solo “all’urlo inumano di chi muore”, cioè ai grandi problemi dell’umanità, ma
anche capace di essere sensibile “a un dolore elementare”, di commuoversi. Il
suo non è esibizionismo, ma lo stupore che avvia una presa di coscienza di ciò
che è inconsapevole, puro, nato dalle “radici del mondo”, una realtà semplice
legata “alla faccia attonita di un bambino”.
La
riservatezza è stata la caratteristica di Giovanna. Fu insegnante elementare,
membro della “Croce Rossa Italiana (“Crocerossina”) e “anima per lunghi anni
della “Comunità-Scuola per Promotori di Sviluppo africani”, che “Overseas”
gestiva e gestisce a Spilamberto.
Giovanna
ci ha lasciato in silenzio nel 2001, a 75 anni.
Questo è il ricordo che
desideriamo trasmettere, una persona che aggiunge qualcosa al nostro amore per
Spilamberto.
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