In posa per un ricordo
(“Caramella”
realizzata in occasione della celebrazione
in Spilamberto del 4 novembre 2018,
CENTENARIO DELLA Fine
della “Grande Guerra”, 1915-1918)
In
posa per un ricordo... ma di quale sapore?
Certo
il conflitto che coinvolgerà per la prima volta vari Stati dell’intero globo
era ancora lontano dalla “vecchia Spilamberto”, ma per i suoi abitanti i
segnali erano già evidenti. L’Austria-Ungheria aveva dichiarato guerra alla
Serbia nel luglio del 1914 e ne erano testimonianza le notizie riportate nei
giornali, nelle lettere, nei telegrammi e nei dispacci prefettizi indirizzati
all’Amministrazione comunale. Non vi era mobilitazione generale, ma molti
ragazzi e capi famiglia venivano richiamati alla leva, poiché occorreva
addestrarli per combattere, nonostante la dichiarata neutralità dell’Italia.
Altro
indizio certo era l’arrivo in paese di reggimenti dell’esercito italiano; era
d’obbligo ospitarli. Ciò avveniva nei luoghi pubblici, come le aule delle scuole
elementari, il teatro, la filanda nel caso di soldati semplici, mentre i
graduati trovavano collocazione nelle abitazioni private. Tali alloggi si rendevano
disponibili per senso di responsabilità dei proprietari, ma anche in osservanza
ad ordini del Sindaco.
Certo,
tale dovuta accoglienza non era una novità per il paese: spesso vi
transitavano, in tempi non sospetti, militari che dovevano raggiungere il
poligono di tiro di Marano o Bazzano.
Quindi,
perché non scattare in tutta tranquillità, e forse anche con orgoglio, una
fotografia accanto a dei militi in divisa, ancora ben tenuti e non logorati da
un conflitto che non si rivelerà breve come veniva prospettato dai “Grandi”?
Questo
il “sapore” del ricordo, che sarebbe giunto a noi dalle mani di un discendente
di quei bambini che, con molta serietà, posavano davanti ad un austero gruppo
armato.
La
mamma di Angelo Giusti aveva conservato e consegnato al figlio quello scatto
fotografico, che ora ci rende testimonianza di quel momento. Una circostanza
importante nel percorso del nostro passato.
Il
clic del fotografo riprese i personaggi da via Santa Maria, nei pressi della
casa del bambino seduto alla destra dell’immagine, Emilio Giusti, nato nel
1913; seguono alla sua destra Giuseppe Giusti (“Pippo”), nato nel 1904, ed in
fine Luigi (“Gigetto”) nato nel 1907, padre di Angelo.
Interessante
testimonianza materiale risulta lo sfondo: la muraglia di contenimento del “terraglio”
che sosteneva il più alto muro centrale, elementi costitutivi della triplice
cerchia di mura che da secoli circondava l’antico “Castello”.
Erano
i resti dell’ultima parte della medievale struttura di difesa che verrà
abbattuta nella zona sud-ovest proprio negli anni che seguirono immediatamente
la fine di quella guerra. Nel lavoro di sterramento e demolizione furono
impiegati molti ex soldati che, tornati dal fronte, si trovarono soffocati da
miseria e disperazione date dall’estrema scarsità di lavoro e di cibo, insieme
a malattie debilitanti e spesso mortali.
Ci si impegnava per la “rinascita”, ma nel cuore
pulsavano ancora le voci e gli affetti di chi non era più tornato: profonde assenze
difficilmente colmabili.
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