1943, fotografia (raccolta privata) scattata nel cortile
del “Vecchio Ospedale - Casa di Riposo per anziani”.
Fra le bambine sedute è individuabile Franca Santunione,
la terza da sinistra; accanto a lei, alla sua destra: Luisa Longini, ...?
Monti; alla sua sinistra: Anna Cavani, Mirella Cioni, Nora Nanni.
Dietro a M. Cioni e N. Nanni, in piedi, Franca
Venturi; dietro, a ...? Monti e L. Longini, Franca Bergonzini.
Gruppo in alto, da sinistra: Adua Tacchini, Lidia ...?
(non spilambertese, parente della nota maestra Goldoni), Franca Malferrari,
Lucia Stradi, Ofelia Sirotti, Mitì Amadessi.
Persone adulte: a sinistra Margherita Simonini; a
destra Mimma Graziati.
Le bambine stavano frequentando le lezioni di
catechismo per prepararsi alla S. Cresima.
Si intravede, dietro a L. Stradi ed O. Sirotti, ...? Nunziata (addetta
alla lavanderia del “Ricovero”).
Da “Per
piacere non buttatemi via”, di Franca Santunione.
[...] Avendo
avuto la fortuna di essere nata nel 1936, quando finì la guerra ero una
ragazzina che andava verso gli anni dell’adolescenza.
Quelli erano
anni belli per tutti, anche se per la maggior parte delle famiglie era ancora
un problema riuscire a mettere insieme il pranzo e la cena; ma la fine della
guerra aveva portato tanta allegria. Questa atmosfera si viveva in pieno perchè
si trascorrevano le giornate più fuori che dentro casa.
Già in febbraio,
grandi e piccoli, ci mettevamo al sole a riscaldarci come delle lucertole. Ci
mettevamo seduti vicino alla Rocca così che il sole, riscaldando il muro, ci
rimandava altro calore. Si risparmiava in questo modo un po’ di legna che
sarebbe servita per arrivare alla fine dell’inverno.
Questo devono
averlo fatto tutte le generazioni passate: quelle povere di sicuro, la mia è
stata l’ultima.
Tutto stava
cambiando.
Incominciava la
fine del mondo che conoscevo e l’inizio di un mondo nuovo.
Mi piace pensare
di essere vissuta in due mondi diversi.
Ho goduto del
vecchio mondo e ciò che di lui mi piaceva di più erano le ore che si
trascorrevano fuori casa.
Il paese,
specialmente di sera, quando anche chi lavorava poteva uscire, sembrava sempre
una festa. Si era quasi tutti fuori, compresi i nonni, anche se questi ultimi,
spesso, si limitavano a stare seduti all’esterno della loro casa.
Di queste serate
ne parlerò più avanti; ora voglio palare del giorno.
Il primo
elettrodomestico che comprammo non fu la televisione, ma la lavatrice. Ricordo
che la prima volta che la facemmo funzionare, io e mia madre ci siamo sedute
davanti all’oblò come se stessimo guardando un film. Quando ci penso mi viene
ancora da sorridere. Oggi questo può sembrare strano, ma allora sembrava un
miracolo non dover più lavare i panni a mano. Prima per lavare si andava al
lavatoio pubblico, soprattutto d’inverno, e in primavera e d'estate si andava
nei piccoli corsi d’acqua chiamati canalini, e quando era possibile si andava
al fiume.
Ecco un’altra cosa
che mi piace del mio paese... il suo fiume... il Panaro: un fiume largo e bello
con un ponte a nove arcate; quando eravamo piccoli questo era il nostro mare.
Andare al mare, o in qualsiasi altro luogo in vacanza, per la povera gente era
ancora una chimera .
Quando mia madre
ci portava era sempre una festa. Lo era meno per lei e le altre madri perchè
avevano sempre tanti panni da lavare.
In riva al fiume
c’erano molti orti curati da persone anziane: si erano fatti tutti una baracca
che serviva per gli attrezzi, e un po’ anche da cucina; spesso ci offrivano ciò
che cucinavano. C’era una signora di nome Ida che ci dava del ciambellone molto
buono, che lei chiamava gnoccone. Ma qualsiasi cosa offrissero era sempre ben
accetta; un po’ per fame un po’ per golosità.
Anche questo è
un mondo che non c’è più. Tutte quelle persone che ricordo con tanta simpatia
sono già da tempo passate a miglior vita e quegli orti sono quasi tutti
spariti. Anche il fiume è cambiato. [...]