mercoledì 29 agosto 2018

LE RECENSIONI DI N.A.S.CO / 4 (quinta parte)

Di qua si entra nell’inferno


(Gianni Caselli, "il maestrino", visto da Fabio Amadessi)


Riassunto delle puntate precedenti:
L’imperatore (il porco di Chiacchi) scappa inseguito da tre figuri sancesaresi, poi da Chiacchi con il forcone, dalla marmaglia di Piccardo, dagli Amici del Panaro. Si giunge alle porte di S. Cesario.

Il corteo bizzarro entra di impeto nel paese e ci troviamo in una parodia della Divina Commedia. Il Panaro attraversato è un piccolo Acheronte, il porco in testa richiama la guida Virgilio e S. Cesario si configura come l’Inferno.
Sì, c’è anche il contrappasso: in Dante è la pena inflitta al dannato con analogia alla sua colpa, qui è la descrizione ironica e surreale dei personaggi, che ne mette in caricatura il lavoro o il carattere. Ma seguiamo i nostri eroi nell’inferno.
“Giannino del Casello (Caselli, al méster), un precettore, / fu assalito da un gruppo di monelli/ che, conosciutol forse dall’odore, / vendicava forse giorni poco belli; /  ei respingea l’assalto con sudore/ invocando il soccorso dei bidelli/ e mulinando intorno con impegno/ una pesante riga da disegno.” Che gli insegnanti abbiano un odore specifico è un bel colpo alla categoria.
“A un altro che nomato era Taccone (Tacconi)/ venne scagliato in testa un comodino: essendo ei di mestiere marangone,/ e in più restauratore sopraffino, / riconobbe nel mobile un campione/ del valor di parecchio oro zecchino./ Fermossi allora e volto verso l’alto/ a tutta voce urlò: “Buttane un altro”.
Un Manni si trova di fronte un cugino: “rimaser per un attimo esitanti,/ ma poi… gettaronsi in avanti./ E nel menarsi affondi e gran fendenti/ notizie domandavan dei parenti”.
Malavasi, sposo ad una donna di S. Cesario, ne rivede la casa. “Fattosi ..al suocero palese/ con lui si rintanò nel cantinino/ e fecer festa con salame e vino”.
Severo, l’urbanista che aveva lavorato nel paese, “si mise a pensare in quel baccano/ al modo di rifar l’assetto urbano.”
Non potevano mancare i componenti della banda: “La Tocca e il colonnello, suonatori, / battevan sui nemici in sintonia…un ritmo che sembrava sinfonia/ e il capobanda…dirigeva… menando a manca e a retta/ colpi su colpi con la sua bacchetta.”
Giungono però in aiuto ai sancesaresi gli uomini del Conte Boschetti. Mentre gli spilambertesi battono in ritirata ritroviamo Chiacchi alla ricerca del porco. Nessuno lo aveva aggredito “a causa forse del tremendo aspetto”, ma la sua ostinazione ora lo metteva in pericolo. “Allora al cenno d’un detto Barbone, / gli saltaron addosso a tradimento/ e dopo averlo saldamente preso,/ verso l’uscita il trassero di peso.”
Nel caos della ritirata, mentre tutti cercano di varcare “il fatal portone” avviene il colpo di scena: “E fu in questa confusa situazione/ che si venne l’azione a sviluppare/ che diede il nome a questo mio cantare”. E il fatto richiede una nuova puntata.


[Citazioni da "La squilla rapita" di Lamberto da Spiniosilva (pseudonimo di Silvio Cevolani), Mercatino di via Obici, CXXVII Fiera di San Giovanni, Spilamberto, 24 giugno 1997; disegno di Fabio Amadessi dall'edizione originale].

venerdì 10 agosto 2018

PAGINE DI DIARIO / 28

Da “Quel Piazzale della mia infanzia”, di Laura Bertarelli (stampato nel maggio del 2005).


(Autunno 1946. Laura con il suo papà.
Fotografia scattata sopra ad uno dei terrazzi che si affacciano sul Piazzale della Rocca.)


Parte undicesima

[...] Anche Ermes e la sua famiglia erano presenti al suo ritorno, mi portarono un grande scatolone: conteneva una bellissima bambola con i riccioli biondi, gli occhi azzurri che si aprivano e chiudevano e per quei tempi era una meraviglia.
La guardai in silenzio, sapevo da tempo che me l’avrebbe portata, cosa che ho sempre creduto per tanti anni fino all’adolescenza, era invece stata comprata qui, su richiesta sua, e tenuta in casa di Ermes.
Quella sera mentre tutti facevano festa e la nonna preparava la cena, l’emozione mi vinse, non riuscii né a parlare né a mangiare, mi rannicchiai sul divano, un nodo mi stringeva la gola, osservavo soltanto.
Quella bambola l’ho sempre tenuta, ci ho giocato poco, era quasi considerata un monumento, me l’hanno rotta i miei figli nel giocarci da piccoli.
Finita la guerra si cominciò a raccattare i cocci dei disastri da essa provocati.
La mia famiglia si era riunita. Mio padre ritornò a lavorare alla SIPE come meccanico. Il tragitto tra casa e lavoro e viceversa era effettuato in bicicletta, quattro volte al giorno, con qualsiasi clima, solo d’inverno nelle giornate più gelide portava con sé il pentolino con la minestra.
I nonni di Castelvetro vennero ad abitare con noi nella casa sul piazzale a Spilamberto.
La mamma  e la zia avevano il loro negozio di mercerie ed erano sempre molto impegnate, perché oltre a questo andavano ai mercati con il banco.
Lavoravano anche la domenica mattina, poiché allora c’era il mercato e tutto il centro era occupato dagli ambulanti. Il mercato dei polli era nella via S. Carlo e nel cortile della canonica. All’uscita della messa il negozio si riempiva di gente, per certe persone povere comprarsi il necessario per vestirsi era difficoltoso. Una maglia, le calze o altri indumenti li pagavano a “rate”, portavano a fine mese qualche lira, la maggioranza con onestà. Ricordo un particolare di quel tempo, si vendeva la brillantina per i capelli, col misurino nel contenitore portato dal cliente.
La zia Anna, che era una bella ragazza, con dei bellissimi capelli dai riflessi ramati, si era sposata e viveva con lo zio Gilberto in una delle ville della SIPE.
Queste abitazioni, costruite per gli impiegati e considerate ville, erano nel viale “delle suore”, così detto perché vi era l’asilo. [...]

martedì 7 agosto 2018

“IL VECCHIO COMUNE SI RACCONTA” / 9

Dalle fatiche delle corvées i nomi dei nostri antenati

Terza ed ultima puntata


(Modena, Viale Rimembranza, resto delle antiche mura.
Epigrafe: “Rudere delle mura erette nel Trecento dai Bonaccolsi Signori di Modena”.
Fotografia: raccolta privata.)


Siamo giunti a comunicarvi gli ultimi nomi del nutrito elenco dei “Capi famiglia” spilambertesi che, nella primavera del 1616, dovettero contribuire, o di persona o con offerta di prodotti alimentari o esborso di denari, al restauro delle mura che circondavano la città di Modena. Un dovere non insolito. Un tributo ai Duchi il cui potere sovrastava quello dei Signori Rangoni, loro “vassalli”. Spesso capitava che gli Amministratori del “vecchio Comune medievale”, “gli huomini della Comunità” di Spilamberto, si rivolgessero ai Marchesi affinché intercedessero presso gli Este al fine di essere esentati da tali corvées. Varie testimonianze ci raccontano la frequente disponibilità dei Rangoni a perorare le cause dei “sudditi” che chiedevano aiuto.
Ed ora intraprendiamo la lettura degli ultimi 42 nomi del citato elenco, sperando che la curiosità di individuare tracce di antenati possa essere soddisfatta.
[...] 84-Julio Vandello (“Giulio Vandelli”)  85-Guido Schachetti (“Scachetti”)  86-Andrea Rola (“Roli”)  87-Battista dell’Amico (“D’amico”)  88-Antonio Vandello (“Vandelli”)  89-Mattheo (“Matteo”) Solmi  90-Giovanni Machella  91-Pietro Vandello (“Vandelli”)  92-Horatio (“Orazio”) Bergonzini  93-Pietro Vezzale (“Vezzali”)  94-Pellegrino Vezzale (“Vezzali”)  95-Bartolomeo Marverto (“Marverti”)  96-Biagio Stambaldi  97-Alessandro Vandello (“Vandelli”)  98-Manzino Manzini  99-Antonio Giunti?  100-Bartholomeo (“Bartolomeo”) Machella  101-Domenico Cristoni  102-Francesco Savigna (“Savigni”)  103-Andrea Monti  104-Mattheo (“Matteo”) Zantini  105-Baldiserra Magni?  106-Pietro Oppici (“Obici”)  107-Ludovico Cavana (“Cavani”)  108-Pietro Antonio Guasti?  109-Francesco Franzoni  110-Pietro del Famiglio (“Famigli”)  111-Stefano de Vechi (“Vecchi”)  112-Stefano Cavalotti  113-Raimondo Marascalchi  114-Bartholomeo (“Bartolomeo”) Cozza  115-Pasqualino de Pasqualini  116-Giovanni Muratore (“Muratori”)  117-Nicolò Ferrari  118-Zanbattista (“Gianbattista”) Lardino  119-Vergilio (“Virgilio”) Cristoni  120-Camillo Gallo (“Galli”)  121-Vicenzo (“Vincenzo”) Gibellino (“Gibellini”)  122-Pellegrino Leoni  123-Cesare Zanasio (“Zanasi”)  124-Pellegrino Savigna (“Savigni”)  125-Martino Vandello (“Vandelli”)  126-Filippo Amaino (“Amaini”/”Maini”).