Quarta puntata
Notturno burrascoso in Rocca
Rocca Rangoni, fronte orientale. L'immagine risale presumibilmente a un
periodo precedente il 1892, anno in cui fu alzato il campanile della
chiesa di San Giovanni che qui risulta coperto dalla mole della Rocca.
(Foto da raccolta privata)
1581. Quieta oscurità nel
Castello di Spilamberto; il buio soffocante di luglio lo avvolge ed il Panaro
fa mancare la sua brezza. Nessun ospite illustre soggiorna in questo momento
nel paese. Spilamberto ha perso per qualche tempo i suoi antichi “Signori” ed è
dominato dagli Este, tramite un loro Commissario. Soltanto due “sbirri” dormono
dietro la porticina che affianca uno dei due ponti levatoi della Rocca. Le
chiavi delle porte di ogni accesso sono custodite dall’Ufficiale ducale, che
riposa all’interno. Il dominio estense significa disinteresse, incuria, degrado
per il paese e anche sorveglianza inadeguata.
Nel buio, all’improvviso, il
frastuono di ruote di carri sull’arso terreno battuto e lo scalpitare di
cavalli turbano la sonnacchiosa presenza degli “sbirri”, che rivelano la loro
inadeguatezza, al di là del disorientamento.
Che succede? Chi irrompe?
Guido!
«È Guido Rangoni!» si urla
«Guido! Guido! ».
Il “vecchio Signore”, scortato dai suoi fedeli “ragazzi”,
gente forte e pronta a tutto, è tornato.
La resistenza delle guardie
ducali è rapidamente annientata. Guido forza l’entrata della Rocca e scardina
porte. Sa dove dirigersi. L’obiettivo è certo: oggetti di valore, importanti anche
affettivamente; lui sa, lui li conosce.
Mobili pregevoli, armadi di noce,
“studioli” conservano ancora ciò che Guido vuole: preziose medaglie di bronzo,
d’argento e d’oro; scrigni, armi. È risoluto ad appropriarsi di ciò che della
sua famiglia è rimasto e ad offrire una dimostrazione di forza; è uno schiaffo
morale a coloro che gli hanno tolto il
feudo, il potere antico di secoli.
L’incursione è breve, quasi
fulminea e il buio della notte assorbe ogni traccia del suo allontanamento
repentino.
I documenti non ci dicono se ci fu vera resistenza. Di certo la Rocca,
tornando ad immergersi nell’afoso silenzio di luglio, non ha tradito il
segreto, mentre il Panaro forse ha liberato la brezza, ma solo un timido velo.