Di qua si entra
nell’inferno
(Gianni Caselli, "il maestrino", visto da Fabio Amadessi)
Riassunto delle puntate precedenti:
L’imperatore (il porco di Chiacchi) scappa inseguito da tre
figuri sancesaresi, poi da Chiacchi con il forcone, dalla marmaglia di
Piccardo, dagli Amici del Panaro. Si giunge alle porte di S. Cesario.
Il corteo bizzarro entra di impeto nel paese e ci troviamo
in una parodia della Divina Commedia. Il Panaro attraversato è un piccolo
Acheronte, il porco in testa richiama la guida Virgilio e S. Cesario si
configura come l’Inferno.
Sì, c’è anche il contrappasso: in Dante è la pena inflitta
al dannato con analogia alla sua colpa, qui è la descrizione ironica e surreale
dei personaggi, che ne mette in caricatura il lavoro o il carattere. Ma seguiamo
i nostri eroi nell’inferno.
“Giannino del Casello (Caselli, al méster), un precettore, /
fu assalito da un gruppo di monelli/ che, conosciutol forse dall’odore, /
vendicava forse giorni poco belli; / ei
respingea l’assalto con sudore/ invocando il soccorso dei bidelli/ e mulinando intorno
con impegno/ una pesante riga da disegno.” Che gli insegnanti abbiano un odore
specifico è un bel colpo alla categoria.
“A un altro che nomato era Taccone (Tacconi)/ venne
scagliato in testa un comodino: essendo ei di mestiere marangone,/ e in più
restauratore sopraffino, / riconobbe nel mobile un campione/ del valor di
parecchio oro zecchino./ Fermossi allora e volto verso l’alto/ a tutta voce
urlò: “Buttane un altro”.
Un Manni si trova di fronte un cugino: “rimaser per un
attimo esitanti,/ ma poi… gettaronsi in avanti./ E nel menarsi affondi e gran
fendenti/ notizie domandavan dei parenti”.
Malavasi, sposo ad una donna di S. Cesario, ne rivede la
casa. “Fattosi ..al suocero palese/ con lui si rintanò nel cantinino/ e fecer
festa con salame e vino”.
Severo, l’urbanista che aveva lavorato nel paese, “si mise a
pensare in quel baccano/ al modo di rifar l’assetto urbano.”
Non potevano mancare i componenti della banda: “La Tocca e
il colonnello, suonatori, / battevan sui nemici in sintonia…un ritmo che sembrava
sinfonia/ e il capobanda…dirigeva… menando a manca e a retta/ colpi su colpi
con la sua bacchetta.”
Giungono però in aiuto ai sancesaresi gli uomini del Conte
Boschetti. Mentre gli spilambertesi battono in ritirata ritroviamo Chiacchi
alla ricerca del porco. Nessuno lo aveva aggredito “a causa forse del tremendo
aspetto”, ma la sua ostinazione ora lo metteva in pericolo. “Allora al cenno
d’un detto Barbone, / gli saltaron addosso a tradimento/ e dopo averlo
saldamente preso,/ verso l’uscita il trassero di peso.”
Nel caos della ritirata, mentre tutti cercano di
varcare “il fatal portone” avviene il colpo di scena: “E fu in questa confusa
situazione/ che si venne l’azione a sviluppare/ che diede il nome a questo mio
cantare”. E il fatto richiede una nuova puntata.
[Citazioni da "La squilla rapita" di Lamberto da Spiniosilva (pseudonimo di Silvio Cevolani), Mercatino di via Obici, CXXVII Fiera di San Giovanni, Spilamberto, 24 giugno 1997; disegno di Fabio Amadessi dall'edizione originale].
[Citazioni da "La squilla rapita" di Lamberto da Spiniosilva (pseudonimo di Silvio Cevolani), Mercatino di via Obici, CXXVII Fiera di San Giovanni, Spilamberto, 24 giugno 1997; disegno di Fabio Amadessi dall'edizione originale].
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