Seconda parte
4°. Quando il Comune
di Modena, nel 1210, fa costruire il Castello di Spilamberto, e il territorio
diventa paese abitato, il Vescovo della città si affretta ad edificare dentro
il Castello la Chiesa
di San Giovanni Battista. L’Abate di Nonantola si ribella, non vuole una chiesa
del Vescovo sul territorio di sua pertinenza: ne nasce una clamorosa lite, per
la cui soluzione vengono coinvolti l’imperatore Ottone IV e il papa Innocenzo
III.
Dopo quattro anni di dispute, Innocenzo III, con un suo
documento, risolve la questione: stabilisce che al Vescovo rimanga la Chiesa
edificata per suo volere, e che l’Abate si costruisca la sua.
Non basta: il Papa impone pure che il paese sia diviso in
due parrocchie, una per entrambi i contendenti.
Le conseguenze?... Da quel momento il paese risulterà diviso
in due parti dalla strada centrale, (l’attuale Corso Umberto I), che segnerà il
confine di competenza delle due Parrocchie.
Sorse così la chiesa di Sant’Adriano, proprio di fronte a
quella di San Giovanni, quasi DUE contendenti “l’uno contro l’altro armati”,
rispettivamente il Prevosto e l’Arciprete.
La divisione modellò i rapporti fra i parrocchiani, che “giocavano”
la loro vita quotidiana e religiosa come DUE squadre nemiche.
Alla fine dell’Ottocento, troviamo a reggere le Parrocchie DUE
personaggi oltremodo focosi: l’arciprete Don Muratori (San Giovanni) e il prevosto
Don Quatrini (Sant’Adriano).
Le scaramucce erano ricorrenti, d’ordine religioso o d’ordine
mondano, come quella di fornire gli arredi più lussuosi ai due edifici sacri.
La contesa non trovava sosta, fino al punto in cui don Muratori,
“partendo con lancia in resta”, fece apporre una scritta in latino sul lato sud
della sua Chiesa, tuttora visibile: “Chiesa
della plebe di Spilamberto dedicata a Giovanni precursore divino” (Chiesa
della plebe, cioè plebana, quindi la più antica e prestigiosa).Don Quatrini reagì. Fece scrivere sulla porta d’ingresso di Sant’Adriano: “Più antica chiesa parrocchiale di Spilamberto dedicata a Sant’Adriano III Papa ”.
Il prestigio dell’antichità non si poteva lasciare
all’avversario.
Testimoni di questa duplice ferita rimangono le scritte,
ancora ben visibili per chi percorre le due strade principali del paese.
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