A partire dal 1796 Spilamberto diventa una municipalità del
Dipartimento del Panaro, che sarà parte, più tardi, della Repubblica Cisalpina.
Al potere sono i francesi di Napoleone. Questi esportano da noi gli ideali
della Rivoluzione Francese: titoli e privilegi feudali sono annullati; Rangoni
da marchese diventa l’ex feudatario: i possedimenti feudali, tra cui anche la
Rocca, e altri diritti che portavano introiti passano alla “Nazione”. “Libertà,
Uguaglianza” diventa l’intestazione di tutti i documenti ufficiali.
Ma i francesi si rivelano anche degli insaziabili predatori.
Oltre ad impadronirsi di numerose opere d’arte, procedono alle cosiddette
requisizioni, richiedendo continuamente, anche a Spilamberto, ogni tipo di
bene: soldi, naturalmente, porci, buoi, montoni e anche coperte, paglioni e
così via. Un bel salasso per la nostra economia.
L’11 ottobre 1798 l’agente dei Beni Nazionali incarica una
persona “proba e onesta “ di requisire al convento delle Cappuccine di
Spilamberto due botti garantite in ottimo stato. Vengono sequestrate due botti
“ben turate e fermate con chiodi nei cerchi” e portate al fabbricato della
concia e di qui a Modena, dove sono “poste in acqua” (cioè su barca fino a
Finale, poi inviate a Mantova, città che le truppe di Napoleone stanno assediando).
Il 28 dicembre dello stesso anno l’agente dei Beni Nazionali
scrive alla Municipalità di Spilamberto che le botti spedite a Mantova sono
tutte “fraude” (cioè sono vecchie, schiodate e perdono liquidi). Si chiede poi
il nome delle persone che le hanno garantite di ottima qualità e capaci di
contenere i liquidi.
[Nell'immagine: Napoleone visita Spilamberto, disegno di G. Cevolani da S. Cevolani, "Storia di Spilamberto a sonetti", Istituto Enciclopedico Settecani, 2003]
Nessun commento:
Posta un commento