Ed eccolo Berto: adulto; il fisico possente in riposo su un
tallone, ma dinamico, proteso a una nuova partenza, pronto a scattare, a
difendersi e a difendere. Ispira senso di sicurezza e protezione, più che
aggressività. Abbigliamento ed arma richiamano una storia lontana, che è quella
del nostro paese. La robusta clava fa pensare ad Ercole, ci proietta in un’aura
mitica, ma l’abbigliamento pesante è tipico di un clima continentale.
Il disegno e il personaggio ricalcano esattamente i confini
di Spilamberto. È dal contorno di essi che Fabiano Amadessi ha ricavato questa
figura, che diventa una bella allegoria del nostro paese. Ci rimanda alla sua
antica storia, al mito del nome, alla sua nascita legata alla necessità di
difesa; allora erano i bolognesi i nemici. Dalle sue spalle emerge il senso di
protezione, un dinamismo che sollecita la capacità di riprendersi anche dopo
momenti di crisi. Ebbene, sono tutte proprietà che uniscono l’uomo e il paese.
Poi Berto, seguendo una caratteristica degli Spilambertesi,
è un narratore e, siccome ama i bambini, si ritrova spesso con un gruppo di
loro sotto una quercia in un luogo appartato, a Collecchio, e lì racconta
storie, a volte legate a fatti reali, a volte più fiabesche. I bambini sono
affascinati e a loro piacciono soprattutto quelle legate al “doppio”.
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