FINE '700
DIALOGO TRA ROCCA E TORRIONE
-Ma chi sono questi? Cosa
vogliono?
-I francesi mia cara Rocca, i
francesi.
-Uh! non sopporto questa gentaglia.
-I francesi, mia cara, i
francesi.
-Dove sono le feste, i matrimoni,
i pranzi sontuosi, i bei vestiti, che tu, mio imponente e serio Torrione,
adocchiavi da lontano... e le carrozze, i giochi e le battute di caccia nel
parco!
-I francesi, mia cara, stai
calma.
-E tutti quegli splendidi
gentiluomini nobili.
-I francesi, mia altezzosa
compagna, hanno eliminato i privilegi della nobiltà; adesso sono tutti uguali:
niente più titoli.
-E i Rangoni? Non li vedo. Sono
scomparsi.
-I nuovi governanti si sono
impadroniti dei beni feudali.
-Beni feudali? Ma la Rocca
appartiene a loro, ai Rangoni!
-I beni feudali sono quelli che
il Duca ha dato in concessione ai nobili, e i governanti francesi hanno deciso
che la Rocca è feudale. Se ne sono appropriati, anche se il Marchese sostiene
che è un bene allodiale, cioè suo personale.
-Prima i paesani mi facevano, a
volte, compagnia, passavano qui dentro, nel tratto dal Panaro al Castello, mai
nelle stanze! Ora me li trovo persino in quella del Trucco: risate sguaiate; e quei
paroloni libertà, uguaglianza, patriottismo. Alcuni ambienti diventano quartiere
per soldati, si riempiono anche di bacchette di carbone, dicono che siano per
la polveriera.
-Già, quei francesi.
-Ho freddo, i camini sono spenti,
c’è il gelo del vuoto. Nessuno si occupa di me. La sporcizia. Certe finestre
rimangono aperte: l’umidità. Alcuni vetri sono stati rotti. I pavimenti sono ingombri
di calcinacci: non è semplice calcina, ma splendidi affreschi che si staccano.
Pensa, è stato usato come fermo un pezzo di una porta di splendida fattura. Che
tristezza!
Questo il lamento della Rocca.
Il 12 ottobre 1796 il “Comitato
di Governo degli Stati di Modena”, a seguito del Proclama riguardante la
soppressione dei Feudi, confisca i beni feudali del territorio del Ducato;
anche la Rocca viene avocata al Demanio. La famiglia Rangoni sostiene che è un
bene allodiale, privato, e in un documento del 1807 la definisce “Palazzo”, utilizzata
sia come residenza sia come soggiorno estivo e autunnale. Nella Rocca, si afferma,
non sono mai esistiti: “Locali per la
Custodia dei delinquenti […] Raccogliesi dai Libri di Casa che
considerabili somme sono state anche negli ultimi anni impiegate nella
riedificazione di tale fabbricato [...] anche la prima pietra del Palazzo stesso, e
sua edificazione, sia stata gettata, e seguita dagli antenati di tale Famiglia”.
Nel 1812 la Rocca torna ad essere proprietà
Rangoni, in seguito alla restituzione dei beni ex feudali non venduti.
Ascoltiamo, però, con attenzione gli insistenti lamenti della superba Rocca: nelle sue parole si può già percepire l’ombra di una inevitabile e vicina decadenza. Il tempo confermerà.
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