giovedì 20 ottobre 2016

ROCCA DELLE MIE BRAME / 18° : SPILAMBERTO: IL CREPUSCOLO DELLA “PICCOLA PARIGI”


Estate 1733.
I fasti della Rocca.
Eventi rilevanti aggiungevano epiteti già attribuiti a Spilamberto.
Un’enorme concentrazione di granaglie fu raccolta dal marchese Lodovico Rangoni per soccorrere i sudditi durante la stagione fredda. “Un piccol’Emporio d’Egitto” venne denominato il paese. Attenzione verso i sudditi, certamente.
Si aggiungeva però anche l’azione combinata di due elementi:  l’accoglienza principesca ed amabile dei “Signori” ereditari del “Castello”: “Donna Giovanna” e Francesco Giovanni Maria e le carezze del piacevole clima regalate dall’antica presenza del fiume Panaro.
Ed ecco che pranzi, divertimenti, giochi, cacce, passeggiate riempivano i giorni di innumerevoli ospiti notabili; a tutto si accompagnava il frenetico lavorio di domestici ed artigiani che occupavano la giornata per soddisfare le esigenze di tutti quegli invitati.
Un’atmosfera frizzante, giocosa, serena, e Spilamberto veniva così definita una “Piccola Parigi”; una nuova affascinante definizione che consolida il già formulato paragone con gli splendori e l’importanza  della “Corte del re Sole” (vedi diciassettesima puntata della rubrica “Rocca delle mie brame”).
Quando però un bambino di 12 /13 anni, un Gonzaga, imparentato con i Rangoni, morì improvvisamente nel corso del suo soggiorno in Rocca, si affacciò anche il lutto. Venne imbalsamato e inumato nella Chiesa del Carmine, oratorio che la famiglia Rangoni aveva eletto per la sepoltura dei suoi componenti.
Ai festeggiamenti spensierati si sostituirono le esequie: un’enorme quantità di messe in suffragio di quel ragazzetto, cugino della moglie del marchese Lodovico. Magnificenza, sì, ma pur sempre un lutto e per Spilamberto, quasi un presagio funesto. Come se questo fatto avesse aperto la porta per il paese e la Rocca alla decadenza: complici il destino, la natura e le scelte degli uomini.

(Arrivederci alla prossima puntata.) 

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