mercoledì 11 aprile 2018

CARAMELLE DALL’ARCHIVIO / 50

UN FURTO SVENTATO NELLA SPILAMBERTO ANNI ‘30.


Nell'immagine: fotografia (1935 circa) dell'allora Casa del Fascio,
attuale Museo Archeologico-Sala Consigliare;
sullo sfondo Piazza del Littorio prima della costruzione del Municipio
(da "Spilamberto in fotografie e cartoline d'epoca",
Comune di Spilamberto, 2008, a cura di M.C. Vecchi)


Anno 1934, una fredda serata invernale di fine febbraio: due uomini percorrono corso Umberto I verso il Torrione.
Il primo è il trentenne Renato Cavani: forse è passato a prendere l’amico Ernesto Rubbiani, un reduce della Grande Guerra che abita in via San Carlo; forse si stanno recando insieme in uno dei locali che sorgono in Piazza Littorio (attuale Piazza Caduti), l’osteria dei fratelli Baschieri o l’Albergo “Italia” di Zita Malmusi.
Fatto sta che, quando arrivano in fondo al portico e sbucano sulla Piazza, si accorgono, alla fioca luce dei lampioni filtrata dalla nebbia, che sta accadendo qualcosa di strano. C’è un’automobile parcheggiata, e uno sconosciuto sta frugando al suo interno: alla vista dei due uomini si allontana nascondendo qualcosa sotto la giacca, sperando di non dare nell’occhio.
Ma Renato si rende conto che qualcosa non va: ha riconosciuto l’auto – d’altra parte non ne girano molte in paese – come quella di Egidio Corsini, un pavullese che da anni vive a Spilamberto. 
«Fermati!» urla lanciandosi all’inseguimento del ladro.
In pochi passi lo raggiunge, ma mentre sta per afferrarlo quello si gira e gli lancia contro un pesante “cricco” di ferro che – si scoprirà – aveva rubato dall’auto. Con l’agilità di un gatto, il Cavani schiva il colpo e si getta sul malvivente. S’accende un furioso corpo a corpo, ma l’arrivo di Rubbiani permette di immobilizzare il ladro, che viene subito condotto presso la stazione dei Carabinieri nella vicina Cuntrèda dla Prèda. Qui l’arrestato viene identificato come un noto pregiudicato residente a Castelnuovo, che nella stessa serata aveva messo a segno un altro colpo ai danni di un’altra automobile incustodita.
L’avventura finisce lì, ma ha uno strascico che oggi potrebbe lasciarci sorpresi. Qualche giorno dopo, infatti, le autorità del Comune, invocando il Regio Decreto 1168 dell’aprile 1851, si rivolgono al Ministero dell’Interno chiedendo di assegnare una ricompensa al Cavani “per aver agito con prontezza e decisione, non curando il pericolo di rimanere colpito dal cricco di ferro lanciatogli contro dal fuggitivo e per essere riuscito in tal modo ad impedire altri furti e ad assicurare alla giustizia il pericoloso pregiudicato”.

[La descrizione dell’evento e le informazioni sui suoi protagonisti sono tratte da documenti conservati presso l’Archivio Storico del Comune di Spilamberto]

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