venerdì 15 maggio 2015

NOTIZIE DALL'ARCHIVIO / 13: II MEDIE - ULTIMA CLASSE IN USCITA DIDATTICA

Tra tassi e canali

«Un tasso incontra un altro tasso e gli dice : t’assomiglio».
La mattina ci avevano preoccupato le nuvole, che poi si sono dissipate per lasciare il posto a una calura che aumentava di minuto in minuto. Due ragazze, creato un ventaglio con dei fogli, si facevano vento e radunavano intorno a loro un gruppetto di ragazzi riuniti dal richiamo: «C’è l’aria condizionata!».
Si va per canali, dei tanti che scorrevano nella vecchia Spilamberto, ne toccheremo tre.
È l’ultima uscita legata agli incontri che mettono in luce la protoindustrializzazione di Spilamberto tra '500 e '600 ed i suoi monumenti.
Dopo la svolta, al termine di Via Pace, ci lasciamo alle spalle le macine del mulino, il terrapieno di casa Poletti,  l’edificio della Concia, la strada larga che non ha più necessità di ponti, ma che tradisce lo scorrere sotterraneo del Canale Diamante.
La coda femminile rimane sempre indietro, un po’ staccata. Le quattro ragazze  sono raggiunte di tanto in tanto dal messaggero  che le aggiorna sulle battute che sforna il gruppone. Una è quella del tasso.
Prima di una gimkana tra i resti lasciati da qualche cane, un ragazzo illustra quello che era il lavatoio pubblico, rifornito dalle acque del Diamante, ora in abbandono. Giungiamo, quindi, nella zona del Supermercato Coop.
Incontrando il vecchio mulino Rangoni, le chiuse sui canali Diamante e San Pietro, ed anche il “Canalino castellano”, si presenta l’occasione di citare la figura del “dugarôl”, l’addetto ai canali.
Tornando verso il centro di Spilamberto, con il sole che ormai ha dissipato le nuvole e con i ragazzi passati dalle battute dei “tassi” a quelle di “farsi i garretti”, rientriamo nel castrum, con la speranza concreta di aver sollecitato i ragazzi a cogliere una immagine di maggiore spessore del paese e della sua storia.
Ecco l’imponente Filanda (il vecchio “filatoio”), con alla destra gli uffici, gli alloggi per le operaie della montagna e quelli riservati all’allattamento; i magazzini e il ricordo dell’alto camino che disperdeva in un velo di fumo la durissima fatica delle “filandaie”. Sul retro le fogne, un tempo a cielo aperto, le “canole”; il muro interrotto del vecchio Palazzo Rangoni e il ricordo del teatro in legno che un incendio distrusse.
E poi “Lo Zucchero filato” che ci apre le porte con le foto delle operaie della Filanda; la lapide in ricordo dei Rangoni e gli errori nella didascalia illustrativa. Quindi un rapido sguardo ai resti delle antiche mura in fase di restauro: erano tre quando la Rocca diventò Palazzo, quella di mezzo merlata, le cui pietre, asportate per costruire le grandi cucine, generarono un contrasto mai risolto tra i Rangoni e il vecchio Comune.
Ormai è tardi, si rientra a scuola.
Questa volta ci lasciamo con la parola fine, fine degli incontri di questo anno scolastico 2014/'15.
Ci incamminiamo chiacchierando piacevolmente, volgendo un ultimo sguardo alla Rocca che sopporterà con pazienza il depositarsi del tempo... ci rivedrà il prossimo anno scolastico!

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