giovedì 3 agosto 2017

LE RECENSIONI DI NASCO /4 “LA SQUILLA RAPITA” (2° parte)


(Disegno di Fabiano Amadessi)


Un menu spilambertese

La vicenda della “Squilla” si svolge al tempo in cui Federico Barbarossa e il Papa “si rompean le ossa” l’un l’altro.
L’Imperatore era sostenuto dai modenesi “perché il confine come a tutti è chiaro / era proprio nel mezzo del Panaro”. Anche S. Cesario era collegato con i modenesi ed era “avamposto primario”. Informato delle ostilità il conte Boschetti, signore di S. Cesario, si preoccupa soprattutto di fare grande scorta di spaghetti. All’inizio i modenesi hanno la meglio e cingono d’assedio Castelfranco, ma questo procede con fatica. I modenesi allora trasmettono richieste di vettovaglie, uomini e soldi ai “Castelli” vicini. Boschetti non vuole privarsi di nulla, ma escogita di inviare un gruppo di sbandati del paese in modo da liberarsi di loro. Il capitano dei balordi era Piccardo Malferro che sarà il protagonista del poema: “Era costui d’ingegno, ma balzano, / tipografo, cantante, magistrato, / frequente all’oste più che allo scrivano, / più al vino che alle leggi dedicato, /sempre in baracca, sempre in compagnia / i giorni suoi passava in allegria.” Della stessa risma erano i suoi compagni.
Piccardo, chiamato dal Conte, viene spinto a partire per Castelfranco con la promessa di conquistare bottino, donne e vino. Egli, con ancora i fumi dell’alcol della sera precedente, “per via di un barillin di trebbianello”, accetta e giura. Torna dai compagni e riferisce la proposta, ma i suoi seguaci, trainati da Farinazzo, si alzano e rifiutano con una gran cagnara. Piccardo, vedendosela brutta, finge uno svenimento. A quel punto arriva un paggio, da parte del Conte, che li invita al banchetto d’addio e dà lettura del menù.
Tale lista di cibi è tipicamente modenese: noi, con una forzatura, l’abbiamo chiamata spilambertese, perché l’autore è di Spilamberto e l’elenco propone veramente un riassunto della nostra gastronomia. Leggendolo qui di seguito capirete perché l’allegra compagnia cambiò idea e accettò la proposta del Conte.

Tortellini nel brodo di cappone, / lasagne, maccheroni pasticciati, passatelli, risotto al peperone, / tagliatelle al ragù con maltagliati, / gramigna con salsiccia, minestrone, / strichetti al pomodoro delicati, / tortelloni grondanti burro fuso / con sopra un po’ di salvia come d’uso. /
Bollito sia di manzo che cappone, / mostarda con testina di vitello, / lenticchie, cotechino, uno zampone, / gnocco fritto salame, culatello, / tigelle da condire con l’aglione, o con, in cacciatora, un pollastrello. / Poi faraona arrosto con erbetta, / costaiole, salsiccia e una porchetta. /
Se pur rimane qualche bucanino, / si potrà aver frittelle ed erbazzone, / del grana stagionato perbenino, / dei borlenghi, prosciutto con melone, / noci col pane, pere e pecorino / e infine una montagna di bensone. / Da ber, sei damigiane di lambrusco / ed una botte di nocin vetusto.”


Buon appetito!

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